Spesso e volentieri i podologi, nella loro pratica quotidiana, si imbattono nelle Onicocriptosi ovvero, con termine d’uso comune, l’unghia incarnita, e quasi con la stessa frequenza purtroppo durante l’anamnesi capita di riscontrare la prescrizione di un antibiotico orale, che risolve ben poco e, in ultima analisi, va a danno della collettività.
L’antibiotico è una freccia all’arco del medico molto potente ed è per questo che dovrebbe essere usata con parsimonia e specialmente per il tipo di patologia trattata non ha nemmeno molto senso.
Unghia incarnita: come si forma
Il principio infettivo dell’unghia incarnita si basa sul fatto che una porzione di lamina sia a contatto con una zona di cute lesa, e finche le parti non vengono divise, antibiotici e affini servono a ben poco.
La prima scelta dovrebbe ricadere sull’intervento del podologo che con un trattamento di pochi minuti può eliminare questa condizione di stallo, da qui in poi l’infezione andrà via in maniera naturale con il semplice aiuto di disinfettanti e medicazioni ben fatte, senza contare che di prima istanza il dolore cala drasticamente già dopo un giorno, poiché il trattamento è atto a togliere la causa prima dell’infezione.
Il danno collettivo che viene perpetrato con la continua prescrizione di farmaci antibiotici è la cosiddétta antibiotico resistenza (che risale già al 1950!!!), ovvero un semplice principio biologico secondo il quale più antibiotici si usano più i batteri si evolvono e si adeguano ad essi, rendendo il farmaco antibiotico inutile per tutti se poi il battere in questione si diffonde.
Contattare un podologo, la scelta migliore
In conclusione in caso di unghia incarnita ci si dovrebbe rivolgere allo specialista del settore che è il podologo, riducendo i tempi di guarigione e anche il costo della terapia senza passare da tentativi farmacologici dannosi e senza percorso logico.
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