Quando i ruoli si ribaltano

Cara Emilia,
sono una donna di 52 anni, ho un compagno, una figlia appena adolescente.
Ho un lavoro che mi impegna molto soprattutto in termini di orario. Il mio compagno quando nacque nostra figlia decise di licenziarsi per occuparsi di lei.
Scelta inusuale, che sembra , a vederla da fuori, bella e coraggiosa.
Ora mi trovo però a fare i conti con gli aspetti meno piacevoli di questa situazione.
Il problema non è l’insoddisfazione che può emergere dalla rinuncia a un lavoro che lui non amava, ma che comunque gli aveva dato riconoscimenti remunerativi e di carriera. Il problema è che lui non riesce ad accettare la possibilità di essere insoddisfatto, e semplicemente non vuol vedere.
Questa situazione comporta nervosismi e continui litigi.
Da anni vengo continuamente colpevolizzata per il mio eccessivo impegno nel lavoro.
Insomma non so cosa fare per cambiare questa situazione, che sta mettendo in seria difficoltà il nostro rapporto.
Grazie per la tua risposta. Milena

Cara Milena, ho scelto di pubblicare la tua storia perché decisamente fuori dall’ordinario. Di solito ricevo lettere di mogli e madri sovraffaticate dagli impegni di lavoro e dal dover essere mogli e madri con tutto il carico di impegni e incombenze che tutto ciò comporta. Lamentano un marito assente e poco collaborativo. Inoltre la mancanza di aiuti e sostegni sociali aggrava una situazione già di per sé molto pesante. Motivo per cui viviamo in una società di vecchi e sempre meno coppie vogliono fare figli, farne uno è già fin troppo. Ma ora veniamo a te. In questo caso la situazione è totalmente ribaltata, sei tu la parte accusata di essere assente per il troppo lavoro che ti porta fuori casa tutto il giorno. Gli stereotipi qui sembra apparentemente che saltino tutti. Tuo marito, infatti, ha deciso che vivere la propria paternità in modo totalizzante è un’esperienza molto più gratificante che vivere un lavoro deludente che gli da poche soddisfazioni. La nostra cultura non lo prevede. Quello però che non mi torna e che, secondo me, ci riporta agli stereotipi di cui sopra, è la reazione di tuo marito. Le critiche che ti rivolge sembrano le stesse che rivolgono al proprio partner le mogli frustrate e stanche. A guardare meglio, però, non è così. Perché lui ha bisogno di controllare la bambina, e anche te. Il lavoro non lo gratificava, non gli dava la possibilità di sentirsi forte, forse la sua incapacità di mediare e gestire bene le relazioni di lavoro lo ha messo in difficoltà. E quindi ha deciso che a casa tutto sarebbe stato più semplice, avrebbe potuto controllare e decidere tutto senza bisogno di compromessi. Così ha mollato il lavoro e si è dedicato alla sua maniera a svolgere il ruolo di padre, dimenticando che il ruolo di madre non sarebbe mai riuscito a svolgerlo perché c’eri tu che, anche se lavoravi, lo eri e, anche se un po’ in sordina e non come una “mamma tigre”, lo svolgevi.

Da una parte l’incapacità di mediare, la rigidità eccessiva, porta a vivere continui conflitti senza mai avere la capacità di “ripararli” e fare un passo avanti. E questo a quanto mi sembra di aver capito capitava di frequente fra voi.

Dall’altra c’è anche un problema culturale, quello cioè di vivere come alternativa poco conciliabile l’essere genitore e avere anche interessi personali, un lavoro, o altre attività che ci aiutano a realizzarci pienamente. Sembra che una cosa escluda l’altra. Noi donne ci sentiamo piene di sensi di colpa se lasciamo i nostri bambini in mani altrui. Molte madri non ci riescono proprio. Così i genitori (non voglio parlare solo dei padri) se molto presenti, come tuo marito, diventano ipercontrollanti, fino a sfiorare l’ossessività. Si ergono a maestri di cosa sia meglio fare per la creatura, e caricano questo ruolo di tutto quello che avrebbero potuto ottenere mantenendo anche un altro ruolo.

L’essere genitori non dovrebbe portarci a vivere questa esperienza come totalizzante, ma come parte della vita. La vita è fatta di relazioni con gli altri esseri umani: realizzare progetti, lavorativi o meno, con altre persone serve a darci la carica per essere migliori genitori, così come essere genitori, occupandoci con attenzione e amore dei nostri figli, ci serve a fare meglio tutto il resto. Purtroppo se viviamo in modo inconciliabile questi due aspetti ci ritroviamo in conflitto con noi stessi e con il nostro o la nostra partner, senza che tutto ciò porti qualcosa di buono né a noi né ai nostri figli e men che meno alla nostra coppia.

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