Sognare non costa niente.
Se mi guardo indietro a rivedere le età della mia vita, le mie storie d’amore vissute sempre ai margini, gli uomini mai adeguati alle mie aspettative, ed io mai adeguata ai sogni che coltivavo chiusa nel mio mondo. L’unico di cui ero forse davvero innamorata, l’ho lasciato per motivi futili e per qualcuno che mi amava meglio (e che io amavo meno)..
Insomma, a raccontarlo sembra che ci sia tanto e invece ho vissuto poco, sono stata distratta, insensibile, invisibile, assente.
Ora ho imparato a stare da sola. Ma non ho smesso di nutrire fantasie adolescenziali, di “innamorarmi “ di uomini con cui ho scambiato poche parole, magari più giovani, oppure appartenenti a mondi lontani e separati dal mio.
Non c’è niente di male, mi dico. Non c’è niente di male a sognare anche a 60, a 70 anni. A inventarsi tutto, a ingannarsi sapendo di farlo, a scambiare una parola o uno sguardo per una storia vera, a confondere l’essere seduttivi con l’essere socievoli.
Mi piacerebbe scrivere mail tenere e divertenti alla persona che mi piace.
Scrivere potrebbe bastare a farmi felice? Non credo. Avrei bisogno comunque di una risposta adeguata. Tenera e divertente.
Quindi cosa cambia. Non sarebbe tanto più facile trovare un “amico di penna” tenero e divertente, di quanto non lo sia trovare qualcuno con cui vivere un frammento di vita vera.
Mi accorgo che invece di cercare una risposta da te, Emilia, continuo a parlare da sola. Come sempre.
Ciao amica sconosciuta e senza nome, che bella questa tua lettera, così tenera e poetica. Chissà quanta fatica fai a uscire dal tuo mondo di fantasie e provare a incontrare la vita, le persone in carne e ossa, tutto quello che ti circonda. Dalle tue belle righe mi sembra di non percepire alcun vero malessere, anzi una profonda accettazione del tuo essere, di come sei stata e di come sei oggi alla tua età (60? 70? Alla fin fine sembra poi non tanto differente vero?).
Mi scrivi che hai imparato a stare sola. Mi sembra meraviglioso, purché in questo non ci sia un fondo di depressione e una sorta di inacidimento che ti porta ad avere sempre più difficoltà ad accettare il mondo come sta andando.
Alla nostra età e, più in generale, invecchiando, tendiamo a inacidirci, a essere più intolleranti, a mal sopportare quello che molti di noi chiamiamo malcostume dilagante, volgarità, turpiloquio. “Quando eravamo giovani…”! Guai a noi a ritrovarci a fare questi discorsi che ci allontanano dalla realtà. Non dovremmo mai dimenticarci che la realtà è complessa e ha mille sfaccettature. Quindi non si può mai liquidare con “ai miei tempi…”. Ma qui mi sto allargando a un discorso che non hai fatto nella tua lettera, cara sognatrice. Il mio è solo un suggerimento, non richiesto!!