La scoliosi

Background

La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale caratterizzata da un’inclinazione laterale associata a una rotazione dei corpi vertebrali. Se infatti sul piano laterale la schiena ha una sua fisiologica curvatura, che ci consente di mantenere l’equilibrio e di scaricare in maniera appropriata il peso corporeo, sul piano frontale la schiena dovrebbe invece essere quanto più diritta possibile. Non si corregge spontaneamente e si manifesta clinicamente con una sporgenza (gibbo) costale o lombare. La rotazione e la cuneizzazione vertebrale sono sempre costanti e rendono rigida ed evolutiva, in grado variabile, la deformità. La scoliosi è caratterizzata dalla strutturazione vertebrale, ossia dalla rotazione verso la concavità della curva delle vertebre comprese nella deformità.

Cause

La malformazione scoliotica della colonna vertebrale può essere congenita, presente cioè dalla nascita per cause ereditarie o legata a patologie dell’anca, degli arti inferiori o della colonna stessa. Le donne sono più soggette a scoliosi con un rapporto di 7 a 1. Inoltre le donne corrono un rischio maggiore di sviluppare forme più gravi di scoliosi. Infine, un soggetto nato da madre scoliotica ha un rischio di sviluppare la malattia circa 10 volte superiore a quello nato da una madre non affetta dalla patologia. In alcuni casi la scoliosi può essere associata a patologie del collageno, a disordine neuromuscolari o endocrini. La scoliosi acquisita viene invece a determinarsi a seguito di lesioni di tipo traumatico o infiammatorio del rachide oppure può essere causata da lesioni acquisite di tipo neuromuscolare o degenerativo. Nella maggioranza dei casi però l’origine è sconosciuta, ovvero in assenza di una causa certa, configurando quindi il quadro clinico di scoliosi idiopatica.

Atteggiamento scoliotico vs scoliosi

La scoliosi va distinta dal semplice atteggiamento scoliotico. Nel caso di scoliosi la colonna vertebrale risulta deformata, mentre nell’atteggiamento scoliotico la colonna vertebrale è normale. In particolare l’atteggiamento scoliotico comporta sempre una deviazione laterale della colonna, con conseguente perdita della verticalità della stessa, ma non si accompagna mai a deformazione dei corpi volontari ed è correggibile volontariamente o con semplici interventi esterni. La deviazione è visibile solo in alcune posizioni, in piedi generalmente. In posizione distesa, le vertebre si riallineano e la deviazione scompare completamente o quasi completamente.

Diagnosi

La scoliosi idiopatica in genere viene identificata durante una visita di routine dal pediatra di famiglia; spesso i genitori sono i primi a sospettare la presenza di una curvatura della colonna nei figli, oppure il dubbio viene sollevato da un insegnante o un istruttore sportivo. Uno dei test diagnostici più semplici ed efficaci per individuare la scoliosi è il test di Adam: il paziente, stando in piedi, viene invitato a flettere il tronco in avanti ad un angolo di 90° con il bacino, senza piegare le ginocchia. Osservando la schiena in questa posizione, il medico è in grado di notare una sporgenza delle coste su un lato (detta gibbo), un’asimmetria delle anche o una differenza di altezza tra le due scapole, tutti indizi della presenza di una curva strutturata della colonna. Se l’esame clinico è positivo, si esegue una radiografia della colonna vertebrale. La radiografia consente di misurare l’entità della curva e il grado di rotazione delle vertebre. Infatti, poiché la scoliosi è una deformità tridimensionale, oltre a curvarsi sul piano frontale la colonna vertebrale ruota sul suo asse verticale. La rotazione della colonna influenza la gravità del gibbo costale, come pure il grado di rigidità della curva.

La gravità della curva viene espressa in termini di angolo di Cobb che viene calcolato su una radiografia della colonna intera in proiezione antero-posteriore: si individua la vertebra più inclinata al di sopra dell’apice della curva e si traccia una retta parallela alla limitante superiore della vertebra; nello stesso modo si individua la vertebra più inclinata al di sotto dell’apice della curva e si traccia una retta parallela alla limitante inferiore della vertebra: l’angolo di Cobb è formato dal prolungamento delle due rette (facilmente misurabile tracciando due linee perpendicolari alle rette). Generalmente angoli al di sotto di 10° non sono significativi; un angolo di Cobb compreso tra i 10° e i 20° definisce una scoliosi lieve che, nella maggioranza dei casi, non necessita di trattamento ma solo di osservazione clinica. Scoliosi oltre 20° Cobb vanno invece trattate.

La radiografia della colonna deve comprendere anche il bacino, in modo da consentire una stima dell’età ossea del paziente attraverso il grado di ossificazione delle apofisi dell’ileo; questo segno, detto di Risser, dà al medico un’idea del grado di maturazione ossea del soggetto, e quindi della aspettativa di crescita. Finché il soggetto è in crescita, la curva scoliotica può progredire, e il segno di Risser è importante per valutare la durata e l’efficacia del trattamento intrapreso.

Trattamento

Il trattamento è correlato ai valori angolari della scoliosi:

Il trattamento della scoliosi compresa tra 10° e 20° consiste nell’osservazione attenta (clinica e radiografica) e nell’istituzione di un programma di esercizi di ginnastica e/o nella pratica di un’attività sportiva. Molti casi non necessitano di altro che di questo e arrivano alla maturità scheletrica senza variazioni angolari sostanziali dall’epoca della prima osservazione;

I casi che mostrano un’evoluzione oltre i 20° e sotto i 35°-40°, in epoca pre-puberale, necessitano di un trattamento con busti (corsetti) ortopedici. I casi che continuano a progredire nel peggioramento, anche utilizzando un corsetto correttivo, o che sono rigidi ai test di deflessione sin dall’inizio, rispondono ad un preventivo trattamento con gessi correttivi che ottengono una correzione progressiva, che viene poi mantenuta con un corsetto chiamato Lionese prototipo di tutti i corsetti che agiscono passivamente, mediante spinte statiche, che riproducono l’azione del gesso. I risultati estetici sono eccellenti, così come l’arresto del peggioramento angolare;

Oltre i valori angolari di 40 – 45 gradi sia all’inizio del trattamento sia in caso di insuccesso del trattamento con gessi e corsetti, è indicato ricorrere al trattamento chirurgico della deformità, che consiste modernamente nella correzione della curva mediante l’utilizzazione di barre metalliche, uncini o viti inserite nelle vertebre (strumentario introdotto da Cotrel e Duboussett nel 1985).

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